Cambiaso: La Juventus è il mio Real

In una lunga intervista al Corriere dello Sport Cambiaso si racconta.

Andrea Cambiaso, insostituibile alla Juventus per Allegri prima e Thiago Motta poi, è uno dei giocatori in rampa di lancio tra i bianconeri, reduce anche da ottime prestazioni anche con la maglia della Nazionale.

Io e Gatti siamo dei sopravvissuti, partiti dai dilettanti e arrivati alla Juve. Mi sento fortunato ogni giorno che apro gli occhi. Ho fame, ho voglia di arrivare. Se penso alla strada fatta e a dove sono oggi mi gira la testa. Quindi preferisco continuare a correre.

Il calcio ti sbatte sotto i riflettori che sei ancora un ragazzino e non ti dà l’opportunità di sbagliare. Ti fa crescere in fretta. Io sono entrato a 9 anni nel vivaio del Genoa che ero un piccolo prodigio e sono uscito a 17 che ero in netto calo.

Guardando indietro penso che io sia stato un pazzo a ripartire dalla Serie D e a credere di poter arrivare in alto. Ho preso il percorso dalla parte più difficile, ma lo rifarei. Ho iniziato da trequartista, ho fatto la mezzala, il regista e l’attaccante. Non vi dirò che gioco dove mi mette il mister, una banalità assoluta, ma che gioco dove vogliono i compagni per essere utile alla squadra. Il calcio va in una direzione ben precisa: i ruoli contano ormai solo da un punto di vista difensivo, poi nelle azioni offensive ognuno con la propria intelligenza va a trovarsi lo spazio giusto”.  

Parole al miele per la Juventus: “Questo club è la storia del calcio italiano, una seconda famiglia e un grandissimo punto di arrivo per la mia carriera.

Solo il fatto che io sia stato accostato a un club come il Real Madrid, mi sembra una cosa più grande di me. Sono orgoglioso degli estimatori che potrei avere, è gratificante e stimolante sapere che qualcuno ti apprezza. Proposte non ne ho ricevute. In qualsiasi caso, la Juve è il mio Real. Ho rinnovato fino al 2029 e vorrei rimanere il più a lungo possibile”.

Una parentesi riflessiva sulla sua vita di tutti i giorni“Non condanno videogiochi e social, passatempi utili per evitare che la noia ti risucchi e ti faccia fare delle sciocchezze. Personalmente, però, preferisco giocare a golf e leggere qualche libro per rilassarmi un po’. Fare il calciatore è opprimente, a volte. A 24 anni sei dentro un frullatore, sotto stress, costretto a crescere ben oltre i tuoi ritmi naturali. Il rischio di farsi del male in modo autolesionistico c’è e non va sottovalutato”.

Il discorso si sposta poi sui suoi ultimi allenatori ed il confronto fra Max Allegri e Thiago Motta è inevitabile.

THIAGO MOTTA – “Dal punto di vista tattico già a Bologna mi ha fatto scoprire cose che non avevo mai visto. L’ho ritrovato ancora più determinato: con lui non abbiamo ruoli, ma occupiamo lo spazio. Ha inoltre un suo metodo di gestione del gruppo: non ci fa mai capire chi gioca fino a poche ore prima della partita e questo alza il livello degli allenamenti e della competizione interna. Poi ha la “mottata” sempre in canna. E se fin qui le ha prese tutte, significa che è un visionario“.

A Max voglio un bene dell’anima, anche Landucci mi è stato sempre vicino. Quello che mi ha lasciato Allegri è l’equilibrio mentale: ricordo che all’inizio della scorsa stagione volevo spaccare il mondo e lui mi diceva “calma, calma”. Troppa foga mi portava fuori giri, è stato il primo a darmi due scarpe comode per andare lontano”.

Redazione

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