Dopo l’ORO della strana coppia Errani Paolini ed il Bronzo di Musetti l’Italia tennistica sempre più in evidenza.
Sentendo parlare il Presidente della Federtennis Angelo Binaghi la spedizione tennistica italiana può tranquillamente essere portata in trionfo nei fori imperiali romani come lo fu Giulio Cesare al ritorno dalla Gallia.
“Siamo il primo paese nel mondo del tennis perchè siamo gli unici ad aver vinto due medaglie” dice Binaghi forzando una indiscutibile realtà. Si due medaglie pesanti quelle che la spedizione tennististica si riporta a casa con un ottimo Musetti e le leggendarie Errani-Paolini.
Proprio sulle due “nanette” italiane si concentra l’attenzione del mondo sportivo.
Guardando il podio le spilungone russe ma anche le spagnole di bronzo in fatto di centimetri non scherzano e sembra quasi impossibile che le meno dotate fisicamente italiane sia riuscite nell’impresa di mettersi tutti dietro.
Il bello è proprio questo ed è anche il messaggio che lanciano, in silenzio, le ragazze italiane: affiatamento, collaborazione, preparazione e fame di vittoria hanno fatto la differenza. Troppo facile dire che se il mondo italiano provasse a trovare ispirazione da questa performance faremmo tutti un bel passo avanti.
L’esperienza della Errani che di primavere ne ha già passate parecchie, sportivamente parlando, ma soprattutto la voglia di mettersi in discussione ed a disposizione della più dotata tecnicamente, con una potenza per lo meno doppia, Paolini ha fatto la differenza. Bastava guardare il servizio delle due per capire chi era la più forte, ma quanti punti hanno portato la furbizia e l’esperienza di trovare la posizione giusta sotto rete ha portato l’Errani.
Dietro la Paolini a sgobbare e a colpire con poderosi colpi facendo il pendolo sul campo e l’altra sotto rete ad inserirsi e beffare le avversarie. Tatticamente ben assortite, caparbie quasi al limite dell’ostinazione e soprattutto con quel sorriso che stupisce per la sua bellezza e semplicità.
Certo sorridere quando si vince è più facile ma le due avevano già conquistato il mondo con i loro sorrisi anche da sconfitte.
Perdonate il paragone che c’entra forse poco, ma ci hanno ricordato prima il mitico Pietro Mennea che con il lavoro ed il sacrifico, la preparazione e l’ostinazione ha costruito la sua leggenda e poi il Filippo Tortu medaglia d’oro nella staffetta olimpica di Tokio.
Ecco questa è l’italia che amiamo e che il mondo un po’ troppo robotico o quanto meno povero di fantasia ci invidia.
La fantasia abbinata alla programmazione è la “nostra” marcia in più, basta anche guardare l’oro preso da un altro sorriso bellissimo, quello della cagliaritana Maggetti, che è andata a cercarsi dove le altre non “vedevano” il vento giusto per vincere l’oro della vita.