Non riesce l’impresa alla Roma di battere il Levrkusen.
Peccato!
Ad un certo punto per come si erano messe le cose sembrava che il sogno impossibile di recuperare la partita storta dell’Olimpico potesse riuscire.
E’ stato un attimo, il portiere buca l’uscita, Svilar fino a quel momento era stato perfetto, la palla impazzita in qualche decimo di secondo rimbalza sulla testa di un incolpevole Mancini e si insacca in rete. Il più classico degli autogol in perfetto stile Comunardo Niccolai dei tempi di Gigi Riva a Cagliari.
Affanno e stanchezza si impadroniscono dei giallorossi che a quel punto devono segnare a tutti i costi e quindi finisce come quasi sempre: si subisce un’altra rete.
Peccato, veramente peccato, anche perché la Roma in finale voleva dire praticamente un’altra squadra in Champions, se quella che vince la coppa arriva dietro l’altra in campionato, ma tanto non c’è questo rischio.
E’ mancata l’esperienza alla Roma. L’esperienza di chi di partite così ne ha giocate parecchie ed orchestrate ancor di più. Ovvio che il pensiero vada a Mourinho, ma c’è da dire anche che probabilmente la Roma con lui, scarica com’era, non ci sarebbe arrivata.
Bastava non buttarsi via nella partita in casa, già ma con il senno di poi siamo tutti bravi.
Questo Leverkusen in affanno alla resa dei conti ci ha fatto capire che può perdere anche se non lo fa da 48 partite.
Ora una Roma in difficoltà e stanchissima se la vedrà in campionato proprio con l’Atalanta che viaggia sulle ali dell’entusiasmo ma qui vogliamo vedere se DDR ha capito la lezione: sarebbe meglio vincere ma l’importante sarà non perdere. Vedremo.