Ancora un pareggio per la Juve che non riesce a tenere il risultato.
Una malattia inguaribile, la pareggite. Con il 2-2 contro la Fiorentina la Juve ha stabilito il suo nuovo record di pareggi in un campionato dopo 18 giornate: 11, a fronte di nessuna sconfitta, è vero, ma pure di sole 7 vittorie.
L’unica volta prima di questa in cui era andata in doppia cifra di X in 18 turni era stata nella stagione 1965-66: era la Juve di Heriberto Herrera, in un’era bianconera abbastanza mediocre, che avrebbe visto il ritorno alla vittoria della scudetto soltanto nella stagione successiva, dopo un digiuno di 6 anni.
In una partita dalle mille emozioni i bianconeri, due volte in vantaggio con Thuram, si fanno rimontare in entrambe le occasioni, prima da Kean e poi da Sottil. Per la squadra di Thiago Motta, che sarà adesso impegnata nella semifinale di Supercoppa Italiana contro il Milan, si tratta dell’undicesimo pareggio in campionato.
“Sono contento che la squadra abbia continuato ad attaccare dopo il secondo gol, cercando di segnare il terzo, piuttosto che chiudersi indietro e difendere per non subire una rete dagli avversari. Alla fine le squadre che affrontiamo hanno sempre la qualità per creare qualcosa.
Oggi era da vincere, serviva fare il terzo gol chiudendo la partita, lasciando loro l’opportunità di restare vivi fino alla fine della partita. Ingenuità difensive? Non mi concentro su quello. Abbiamo avuto qualche giorno in più di riposo, si vedeva l’energia dei ragazzi: mi concentro molto di più sul fatto di non aver chiuso la partita. Una squadra come la nostra, che crea così tanto, deve fare il terzo.
Poi possiamo gestire meglio la partita, magari in difesa abbiamo concesso qualcosa, ma davanti avevamo una squadra con giocatori di qualità e ha tirato pochissime volte. Meritavamo di più ma conta il risultato, e il risultato dice che non siamo stati capaci di fare un gol di più. Penso partita per partita, oggi abbiamo avuto tanti momenti buoni, molti più della Fiorentina. Sarebbe stato giusto chiudere la partita con la terza rete, lì ci dobbiamo concentrare, sì su quello di buono fatto ma soprattutto su quanto ci è mancato”.