La crisi del City

Cinque sconfitte consecutive sono ben più di un campanello d’allarme per i Citizen.

I numeri dicono che il Manchester City ha vinto le ultime 4 Premier di fila e ha una rosa piena di campioni, ma è nel mezzo della peggior crisi da quando è diventata la squadra punto di riferimento del calcio inglese.

Cinque sconfitte di fila che spaziano dalla Carabao Cup all’Europa passando ovviamente per la Premier, dove i campioni dopo 12 giornate hanno 8 punti di ritardo dalla capolista Liverpool col rischio concreto di finire a -11 in caso di sconfitta nello scontro diretto ad Anfield. 

Guardiola però non si da per vinto: “Sono convinto che in questa stagione faremo ottime cose, non mi arrendo e sono convinto che alla fine saremo lì”.

I numeri però dicono altro. Dicono che la crisi peggiora, perché il 4-0 incassato dal Tottenham sabato è stata la prima sconfitta all’Etihad dal novembre 2022 e anche la peggiore della serie. I problemi sono tanti e cominciano dagli infortuni: Rodri, il Pallone d’oro celebrato sabato già fuori per tutta la stagione dopo appena due partite da titolare, è la punta dell’iceberg di un’infermeria sempre piena che mal si concilia con una squadra dalla rosa storicamente corta.

Il City è alle prese non solo con tanti guai tutti insieme, ma anche con giocatori fondamentali che entrano ed escono dalla lista indisponibili. Come Kevin De Bruyne: “Venerdì per la prima volta non ho provato dolore. È frustrante perché so che se sto bene posso aiutare la squadra, ma non sono riuscito a farlo”.

De Bruyne non è il solo big ben lontano dal suo livello abituale: Phil Foden è lontano parente del fenomeno che ha vinto il premio di mvp della Premier 2024-25, Kyle Walker dall’essere l’insuperabile ancora difensiva ammirata lo scorso anno, John Stones, l’uomo chiave del triplete, dopo quasi 4 mesi di stagione ha nelle gambe appena 45’.

E l’elenco di chi non sta bene coinvolge anche Dias, Jack Grealish, Jeremy Doku e con rarissime eccezioni quasi tutti i giocatori titolari in una formazione tipo. Una di queste eccezioni è ovviamente Erling Haaland, ma i suoi 15 gol in 16 partite tra campionato e Champions mascherano l’uso eccessivo che Guardiola ha dovuto fare del suo centravanti, probabilmente il più sano in rosa ma anche il più spremuto.

Tanti anche gli errori di mercato come ad esempio il ritorno di Ilkay Gündogan finora non ha riportato a Guardiola uno dei suoi pilastri.

Non abituata alle sconfitte, la squadra di Guardiola sembra non aver capito come reagire a livello mentale e pare schiacciata dal peso di perdere e dall’idea di compromettere così presto l’intera stagione.

Non è questione di risultati ora, è questione di prestazioni che in questa stagione c’erano sempre state . Non c’è una sola ragione, se ci fosse avremmo già risolto il problema. La cosa più importante per noi adesso non è la tattica ma vincere, vincere una partita con la volontà di farlo. Dobbiamo prepararci alla prossima partita, al Feyenoord, e pensare come batterlo”.

Nessuno all’Etihad pensa ad una sesta sconfitta di fila, a continuare il peggior momento della gestione Guardiola prima di presentarsi a Liverpool, in campo però al City in questo momento riesce tutto difficile e non sono più abituati da tempo alle difficoltà.

Redazione

Redazione

YouTube
YouTube
Instagram