Milan-Juve: a tutto Weah

Poteva essere rossonero come il papà ma ora è felicemente juventino.

Timothy Weah si confessa prima della sfida con il Milan, la squadra che ha reso immortale il padre.

Avrebbe potuto giocare nel Milan. Papà George chiamò Paolo Maldini, ma non se ne fece nulla. Pare non ci fosse budget o forse non c’era per Maldini, licenziato di lì a poco. Oggi si può dire che in quei mesi pescò bene la Juventus: 10 milioni di euro, unico acquisto nell’austera estate 2023.

Non sono per nulla, anzi mi carica lo stadio pieno, sono pronto. Lavoro per questo, per dare sempre il meglio. E il ruolo non mi spaventa, ho giocato tante volte centravanti nel PSG, poi fu Emery a spostarmi esterno, per sfruttare la mia velocità“. 

Ho anche giocato con Thiago Motta ma io ero un bambino, lui un magnifico centrocampista, un giocatore di un’intelligenza superiore, si poteva immaginare che diventasse un allenatore importante. Chissà lui cosa pensava di me, un giorno magari provo a chiederglielo“. 

Timoty ha un occhio particolare per un giocatore del Milan: “Reijnders! Per me è un calciatore eccezionale, un vero equilibratore per la tutta la squadra. Non lo conoscevo, l’ho scoperto in Italia, l’anno scorso. Ha piede, corsa, testa, completo come pochi“. 

Gli viene chiesto se ha trovato più razzismo in italia rispetto alla Francia: In campo sì, purtroppo. Gli stadi italiani sono peggiori. Ricordo bene cosa è capitato a Maignan un anno fa, ma gli episodi sono anche altri, meno conosciuti. Fuori, personalmente non ho mai vissuto esperienze negative, ma io sono visto innanzi tutto come un calciatore“. 

Mio padre? 
Per me non è mai un problema. Per me è papà, non George Weah. So che è un mito, anche se l’ultima volta che è venuto a Torino, siamo usciti e dei tifosi hanno chiesto il selfie a me e non a lui, erano giovani e non l’avevano riconosciuto. Ci sentiamo sempre, guarda tutte le mie partite insieme con la mamma. Se segno domani a San Siro, chiamo prima lei“. 

Redazione

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