Thiago Motta dice la sua dopo l’esonero ma ci convince poco.
A parte le parole tratte dalla fiera dell’ovvio che tutti in questi casi sono sempre portati a dire e sotto questo aspetto non stiamo certo qui a criticare la forma o il contenuto.
Ma dopo i discorsi di pragmatica legati alla qualificazione Champions ed al 4° posto che era li ad un punto, il carattere un po’ fumantino e poco incline alla critica, almeno questo è il nostro giudizio ovviamente del tutto opinabile, viene fuori. Gli devono aver dato e non poco fastidio le critiche ricevute per la scarsa empatia con i suoi giocatori.
I non buoni rapporti con i giocatori sono stati liquidati con una sola parola: ringiovanimento. Ma il problema sta nel constatare che anche nella sua seppur ottima presenza a Bologna i problemi erano stati più o meno gli stessi, dove anche li non si sono sperticati in saluti una volta che è partito anzi, i sospiri di sollievo si sono sentiti molto lontano.
Certo che se ti fai la fama di persona che non va d’accordo con nessuno e che si impone più con l’autorità che con il dialogo, segni un po’ quello che è il tuo futuro.
Quindi concentrare tutto e riducendolo a “maldicenze” giornalistiche sullo scarsissimo rapporto con i giocatori è un ragionamento perlomeno un po’ miope.
La fascia di capitano che non ha un proprietario, i giocatori fuori ruolo che ad ogni partita si ritrovano a svolgere compiti diversi, l’incomunicabilità evidente con alcuni vedi Vlahovic, e se anche non si può negare che la zona Champions era ad un punto non si può negare nemmeno che sette gol a zero nelle ultime due partite, l’uscita dalla Champions contro una squadra mediocre e quella dalla Coppa Italia contro una squadra che lotta per non retrocedere e con alcuni primavera in campo, è davanti agli occhi di tutti.
Speriamo per lui inteso come allenatore ovvio, che l’esame di coscienza non si fermi agli attacchi giudicati personali e che sia effettivamente un momento di analisi e di crescita professionale.
