Atalanta e Milan salutano la Champions malamente.
Non ce l’aspettavamo un tracollo di questo tipo, ma le avvisaglie del turno d’andata avevano lanciato più di un campanello d’allarme.
la prima parola che ci viene in mente per giustificare queste due brutte sconfitte è : programmazione.
La nuova formula della Champions probabilmente andava studiata meglio e non subita. A questo punto vien da dire molto bene la programmazione dell’Inter che a suon di vittorie ed impegno massimo, che sta pagando ora in campionato, è riuscita ad evitare il passaggio dai Play-Off che è risultato fatale alla Dea ed al Diavolo.
L’Atalanta ci è andata ad un passo dal qualificarsi direttamente e questo acuisce ancor di più il rammarico. Sfortunata nell’aver incocciato un arbitraggio nemmeno degno di questo nome all’andata, ma decisamente sprecona, perché le occasioni anche ieri sera, di segnare ne ha avute tantissime ma per un motivo o per un altro non è mai riuscita a trasformarle in gol.
Certo il parco attaccanti ridotto all’osso è più di una scusante, ma non giustifica il fatto che quando ti trovi nell’arco di due partite almeno 10 volte con la possibilità di trasformare in rete l’azione e sprechi, la fine è quasi praticamente segnata. Poi ci sta anche la fortuna che bacia in fronte un avversario che ha toccato il suo massimo, non pensiamo che il cammino del Club Brugge potrà andare oltre l’impresa di ieri sera. Una squadra di pedalatori gregari, arcigni e questa volta fortunati che però ha concretizzato al massimo le occasioni avute.
Ma se all’Atalanta dei miracoli non si può chiedere di trasformare sempre l’acqua in vino, al Milan non si può proprio scusare nulla.
Ecco al Milan perdono un po’ tutti, giocatori, allenatore e soprattutto dirigenza. Qui di programmazione proprio non si può parlare.
Poteva qualificarsi e invece ha stravolto tutto trovandosi persino a rimpiangere Fonseca che siamo convinti se la starà ridacchiando da qualche parte, facendo ciao ciao con la manina ad Ibra e soci. Conceicao ha dimostrato tutti i suoi limiti gestendo la squadra e le partite con un pressapochismo sconcertante, più che da allenatore del Milan da emissario di Jorghe Mendes, il gran capo della scuderia di allenatori e calciatori che ha piazzato un inconcludente Joao Felix e il confuso Conceicao.
Parlare invece di Theo Hernandez oggi è un po’ come sparare sulla croce rossa. La cosa più carina che ci viene da dire è che se investisse un po’ del suo tempo un po’ meno dal tattuatore e dal parrucchiere ed un po’ più nell’allenare il cervello forse riuscirebbe a mettere a frutto quello che madre natura glia ha donato e che lui sistematicamente butta via.
Se la strada dell’Atalanta che ha ciccato la programmazione in una competizione nuova nella sua forma, ci pare comunque ben delineata e salda, quella del Milan che rischia concretamente di rimanere fuori dalla prossima Champions ci sembra tortuosa e piena di tornanti.
La figuraccia rimediata ieri e la confusione che regna totale a Milanello sono lo specchio di una situazione più che preoccupante e sinceramente di difficile risoluzione.
Mai come in questo caso il detto “il pesce puzza dalla testa” sembra essere azzeccato.