Con la vittoria del suo terzo Slam Sinner diventa con distacco il migliore di sempre.
Non c’erano dubbi nemmeno prima di questa bellissima vittoria sul fatto che Sinner fosse diventato il miglior italiano di sempre con la racchetta da tennis in mano.
Se fra Panatta e Pietrangeli la classifica è sempre stata “ondivaga” per via dei cambiamenti regolamentari, Jannik mette la parola fine ad ogni tipo di discussione accaparrandosi a mani basse il secondo titolo consecutivo il Australia.
Sembra ieri, ed in effetti è così, che a Torino alle ATP Finals si commentavano le prestazioni del giovanissimo Sinner dicendo che davanti aveva un futuro di sicuro successo. Ma Jannik ancora magrolino e poco più che adolescente non aveva di sicuro l’aspetto del campione pronto a fare sfracelli.
Proprio Panatta, che rimane comunque un personaggio da cui attingere perle di “saggezza” tennistica ma anche di vita, fu il primo a vedere fra i colpi dal fondo e sottorete il fenomeno che oggi è Sinner.
I paragoni si sprecano ma una cosa è certa il fenomeno Sinner è sicuramente equiparabile a quelli che furono prima di Alberto Tomba e poi di Valentino Rossi, gente capace di vittorie a raffica, con una superiorità imbarazzante, ma soprattutto di caricarsi sulle spalle inconsapevolmente tutto un movimento sportivo.
Diventammo tutti sciatori nel vedere l’Albertone vincere medaglie e coppe una dietro l’altra, con Valentino poi fu l’apoteosi dove anche la classica casalinga di Voghera parlava di gomme hard e di assetto da pioggia con il 46 che impazzava su tutti i circuiti.
Certo la differenza fra i due mostri sacri e Sinner è evidente, Tomba un guascone e passateci il termine anche un po’”cazzaro”, capace di notti brave che solo il Panatta degli anni d’oro era riuscito a vivere. Valentino l’eterno Peter Pan, casereccio alla Raul Casadei, con gli amici di sempre alla Max Pezzali che girava il mondo perculando il prossimo con bonaria e scanzonata allegria.
Sinner no non è proprio così. E’ lo specchio di come nel resto d’Italia vediamo gli altoatesini: programmatore, iper lavoratore, serissimo e in costante analisi del suo operato.
Cura il suo gioco come un viticultore delle sue parti cura la vigna di Gewürztraminer, programmando, potando, nutrendo il suo gioco per raggiungere l’eccellenza.
I suoi avversari uno dopo l’altro si sono dovuti arrendere alla sua straripante organizzazione di gioco ed alla sua bravura nel mettere in atto schemi e tattiche.
Uno solo se avesse probabilmente la testa meno latina potrebbe impensierirlo ed è Alcaraz che però appunto non è nato sulle montagne del Tirolo dove anche per andare a comprare il pane devi fare salite e discese, magari con la neve e il freddo circondato dal silenzio dei boschi in continua introspezione.
E adesso vediamo un po’ se qualche protagonista della Wada si metterà a cavillare sul microgrammo di sostanza trovatagli addosso addossandogli la negligenza di non aver controllato le mani del massaggiatore.
Cosa che tra l’altro non avrebbe fatto nemmeno il miglior Samurai con la vita da eremita giapponese.