Navratilova il sistema è marcio

Accuse durissime dell’ex campionessa: Jannik era stato assolto e ora deve difendersi un’altra volta.

In difesa di Sinner e contro la Wada, verso la quale rovescia una volta di più parole sferzanti e sprezzanti. La Navratilova non è soltanto una leggenda del tennis, con 167 tornei vinti (record inavvicinabile), ma anche una donna che si è sempre presa la responsabilità di combattere dure battaglie contro ogni sorta di ingiustizia. E la vicenda Clostebol del n°1  assolto da un tribunale indipendente ma poi chiamato a difendersi di nuovo davanti al Tas a seguito del ricorso dell’agenzia mondiale antidoping, che vorrebbe fosse punito per negligenza, le sembra configurare un’enorme farsa capace una volta di più di mettere in rilievo le opacità del più elevato organismo di controllo nella lotta alle sostanze proibite. 

Non le manda a dire la campionessa di 59 Slam (18 in singolare), ribadendo concetti già espressi subito dopo l’ufficialità del ricorso Wada a fine settembre: “Non sarò molto diplomatica sull’argomento e vi dico che tutto questo puzza. L’intero sistema va fatto saltare in aria e bisogna ricominciare da zero. In questo momento la Wada è sotto osservazione per quello che ha fatto con gli atleti cinesi, anzi sarebbe meglio dire quello che non ha fatto.

I casi di Sinner e della Swiatek (autosospesasi e poi fermata un mese per positività a uno stimolante che era nella melatonina assunta per assorbire il jet-lag) non hanno nulla a che fare con il doping. Invece di provare davvero a trovare chi imbroglia, ci concentriamo su creme da massaggio o su una pillola per dormire, presa per cinque anni e che ora è risultata contaminata“.

E non è finita qui: “Ormai il concetto è che gli atleti siano colpevoli finché non dimostrano la loro innocenza. Sinner pensava che il suo caso fosse concluso e ora si trova a fare i conti con un appello. Ma perché? È una cosa che non capisco. Ma credo che su questo caso ci sia da fare chiarezza al più presto“.

L’attacco di Martina è solo l’ultima, decisa manifestazione di un sentimento contrario alla Wada assai diffuso negli Stati Uniti e rinfocolato dal caso da lei stessa ricordato dei 23 nuotatori cinesi trovati positivi prima dei Giochi di Tokyo 2021.

L’agenzia mondiale antidoping chiuse in fretta l’inchiesta accettando la spiegazione di una contaminazione alimentare, peraltro di una sostanza (la trimidazina, la stessa della Swiatek) che non si può trovare nei cibi: alcuni di quegli atleti (ad esempio il mistista Wang Shung e la farfallista Zhang Yufei) hanno poi partecipato all’Olimpiade di Parigi vincendo medaglie, facendo deflagrare definitivamente lo scandalo.

Come conseguenza di questa feroce contrapposizione tra autorità americane e Wada, il governo di Washington ha deciso di congelare per il 2024 i 2,5 milioni di contributi all’ente (che è sovvenzionato per metà dal Comitato Olimpico Internazionale e per l’altra metà dai versamenti dei 140 paesi aderenti al programma), con il rischio concreto di un collasso finanziario se altri paesi ne seguiranno l’esempio. 

Si associa a Martina anche John McEnroe: “Io sono dalla sua parte, accetto la sua spiegazione. Io amo vedere lo sport giocato al suo massimo livello, e quindi sarebbe un grande dispiacere per me pensare che uno dei migliori giocatori del circuito sia coinvolto volontariamente in questo caso di doping — aveva detto The Genius al podcast di Andy Roddick — e dunque io voglio quindi credere a Sinner. Agli US Open ci hanno spiegato chiaramente che in lui è stato trovato un milionesimo di qualcosa, non so cosa di preciso, ma mi sembra davvero un niente.

Spero soltanto che questa vicenda non crei problemi al nostro sport. E a ogni modo il tennis avrebbe bisogno di un commissario che prenda posizione a favore dei giocatori quando ci sono situazioni non chiare, che spieghi cosa è successo davvero“.

Redazione

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