E’ giusto infierire?

Fa discutere “l’accanimento” dell’Inter e di Inzaghi contro la Lazio.

A nostro avviso “la differenza fra te e me” sta nel fatto che Baroni ha in mano la squadra da qualche mese mentre Inzaghi da qualche anno.

Certo sei gol sono tanti ed il crollo verticale degli aquilotti fa riflettere soprattutto sul carattere della squadra, ma va anche detto che da quando Baroni è a capo della guida tecnica biancoceleste questa è la prima grande scoppola che prende. Questione di abitudine nell’affrontare le difficoltà.

Siamo convinti che la Lazio avrà ancora molto da dire in questa stagione in cui fino ad ora ha iper performato e tornare con i piedi per terra, anche con un bel tonfo, non può fare che bene.

Detto questo si apre un altro argomento di discussione: quando il risultato è in cassaforte e l’avversario stremato alle corde guarda solo il cronometro per mettere fine all’agonia, è giusto infierire?

Dal punto di vista interista, lo dice la storia recente, i nerazzurri se possono non si fermano mai e continuano a colpire senza sosta fino all’ultimo secondo. Si sentono i commenti degli opinionisti schierati che inneggiano ad una delle squadre più forti d’Europa, mentre sognano di vincere tutto il vincibile e magari ci riusciranno pure.

Il rumore dei nemici che continuano a sentire da circa vent’anni, dal famoso rigore non dato a Ronaldo dopo lo scontro con Iuliano in Juve-Inter è stato un crescendo Wagneriano.

Moggi & Giraudo condannati insieme alla Juventus (qua ci sarebbe da scrivere un libro sui veri motivi che animavano la Juve di quel tempo con una lotta intestina sanatasi, forse, solo con l’uscita definitiva degli “Agnelli”) e l’Inter che si prende gli scudetti, ne vince altri senza più avversari, si tripleta e poi scompare per una decina di anni.

Ora ogni situazione è buona per cercare il rumore lontano che li elettrizza, come se al resto del mondo interessasse solo di dare contro al nerazzurro. Mentre il più delle volte, sempre quel resto del mondo ci mette a fianco un bel chissenefrega.

Ma Inzaghi, negli anni dimostratosi bravissimo, anche lui ha un po’ la memoria corta.

Capitato alla Lazio quasi per caso da allenatore ma da ex giocatore vincente biancoceleste, pescato dalla primavera, con cui aveva perso lo Scudetto Primavera contro il Torino nella finalissima a Chiavari (incredibile ma vero), in sostituzione di Giampiero Ventura che preferì la Nazionale suicidandosi calcisticamente, deve a Lotito ed alla Lazio la possibilità di iniziare il suo percorso che oggi lo vede, lui si, fra i migliori d’Europa.

Ecco forse ricordarsi ogni tanto del proprio passato non farebbe male, se non altro sarebbe un po’ più da gentleman. Ma c’è posto in questo calcio tattuato che sputacchia da per tutto a bordo di Lamborghini e Frerrari per un po’ di signorilità? La risposta sta nella domanda.

Di sicuro in tempi lontani ma non in bianconero, parliamo di colori televisivi, al 3 a 0 con gli avversari che infieriscono sarebbero iniziate a volare le tibie.

Ecco dove sta la differenza fra una buona squadra ma con poca esperienza ed una, ad esempio, come l’Atalanta. Certo anche i nerazzurri bergamaschi perdono ma quei sei gol segnati come Maramaldo nella disfida di Barletta, contro i Gasp Boys te li devi sudare.

In ultimo una domanda. I prossimi avversari dell’Inter, vista la superiorità dei nerazzurri del biscione, si faranno prendere a pallonate? Forse era meglio dare l’onore delle armi all’avversario e non deriderlo infierendo fino all’ultimo. Ma questo è solo un pensiero.

Redazione

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