O lui o io

Ormai fra Leao e Fonseca è diventata una questione di principio.

Si va verso la terza esclusione di Leao per scelta tattica e ora è rottura.

I problemi molteplici in casa Milan e imporrebbero l’intervento di un’entità superiore, ma ormai abbiamo capito che in questa “guerra” quotidiana l’allenatore è condannato, per definizione, a rimanere da solo.

E da solo Fonseca sta provando a venirne fuori, cercando non solo di imporre concetti calcistici diametralmente opposti a quelli del predecessore Pioli, ma anche ad imporre una democrazia nello spogliatoio che in questo sport ed in particolare ad alti livelli è un’utopia.

Una crisi conclamata tra due personalità che evidentemente faticano ad entrare in contatto ed in confidenza. O Fonseca o Leao, o Paulo o Rafa. Il tecnico chiede cose che oggi – forse mai – il calciatore è in grado di dargli, sul piano dell’intensità e dell’agonismo; al tempo stesso il numero 10 rossonero rinfaccia indirettamente al suo allenatore l’assenza di un contesto di gioco che lo aiuti ad esprimersi al meglio.

Fonseca è uomo di mondo ed è perfettamente consapevole che, senza una sterzata nelle prossime tre partite contro Monza, Real Madrid e Cagliari, la sua panchina tornerebbe a traballare pericolosamente, perché il Milan non può permettersi, anche per ragioni economiche, di perdere troppo terreno dalla zona Champions League, l’obiettivo minimo dichiarato dalla società. E farlo, svalutando anche una fetta importante del patrimonio tecnico della rosa, avrebbe un peso diverso nelle valutazioni della dirigenza.

Il finale a meno di ripensamenti appare ormai scontato, Fonseca da solo non vale quanto valgono i “ribelli” e quindi immaginiamo che per salvarsi dovrà vincere con Monza e Cagliari e strappare un pareggio a Madrid (impresa quasi impossibile). Quello che stupisce, ma non possiamo esserne certi, è la NON presa di posizione della società.

Redazione

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