La sconfitta casalinga contro lo Stoccarda impone una pausa di riflessione.
Tutto si decide nello spazio di pochi minuti. Thiago Motta, pur avendo in panchina Federico Gatti, decide di dare un’occasione al giovane Jonas Rouhi, terzino sinistro di professione.
Da pochissimi minuti è stato espulso Danilo: la Juve è ferita, ma sa di averla scampata in maniera eroica, grazie all’ennesima prodezza di Perin: dopo almeno quattro interventi da top player, si è superato pure contro Millot dagli undici metri. La sensazione generale è che i bianconeri siano riusciti a portare a casa la pelle. Ovviamente, non sarà così.
Al posto di Khephren Thuram, dunque, Thiago lancia Rouhi e gli chiede di stare lì, di provare a innescarsi con velocità su eventuali ripartenze. E no, non solo di tenere botta, di supportare, di provare a difendere con le unghie e con i denti un risultato che sarebbe stato ugualmente oro colato, regalo di congiunture astrali e chiaramente del portiere titolare. Rouhi è una mossa azzardata, quasi arrogante. Fa capire: non possiamo accontentarci solo di difendere, proviamo a sfruttare fino all’ultimo secondo, magari assistiti da un mezzo rimpallo e dall’intera buona sorte. Esattamente due minuti più tardi, accade ciò che abbiamo visto tutti: El Bilal Touré s’infila con una prodezza e scaraventa il destro in porta.
E’ sconfitta e quindi proprio Motta, insieme a diversi giocatori, finisce sul banco degli imputati dopo la prima sconfitta stagionale.
I commenti più gettonati sono di fatto delle domande: perché non pensare soltanto a difendersi, a così poco dal termine? Perché rinunciare così presto a Vlahovic e non aver lanciato sin dall’inizio Cambiaso?
Le questioni sulle decisioni di Thiago Motta si sprecano e forse è la prima volta, dopo il Napoli, che al centro del dibattito c’è più l’allenatore, messo nel mirino pure per l’ostinazione sui punti focali della sua squadra.
Non ha Koop, né Douglas, ma al trequartista non rinuncia. Non ha avuto Nico e Conceicao, con Weah a metà, eppure sugli esterni ha comunque messo qualcuno. E’ intransigente, l’allenatore bianconero. Perché testardo, probabilmente.
Ma anche perché crede fermamente nel suo calcio, pronto a riproporlo sotto mille varianti e forme diverse, e comunque con uguale contenuto.
Motta ha la sua filosofia di gioco, come anche chi prima di lui anche se decisamente diversa. Ora bisognerà capire se alla fine arriveranno o meno i risultati e i primi mugugni si fanno sentire.
A suo favore va detto che non si fa problemi a buttare nella mischia chi vede bene indipendentemente dall’età, proprio come fa il Barcellona … certo li la qualità è decisamente superiore.