Il giocattolo si rompe

Zapata Bremer Carvajal Ter Stegen Alisson Rodri settimana durissima per gli infortuni.

La tematica più importante da trattare in questi giorni di una sosta per le nazionali che lascia tanto amaro in bocca è quella legata agli ennesimi stop fisici occorsi in questi giorni a tantissimi calciatori.

Da Duvan Zapata a Carvajal, passando per Ter Stegen e Bremer, arrivando a Rodri ed Alisson iniziano a fare troppo rumore le urla disperate di questi ragazzi costretti, loro malgrado, a prendersi un anno di stop forzato dai campi da gioco.

Si gioca troppo evidentemente. Non per Luciano Spalletti che nonostante tutto va controtendenza come nel suo “stile”, ma vista la settimana piena di ginocchia rotte lo Sciamano toscano poteva risparmiarsi l’uscita infelice.

Emblematiche le parole del professor Fabrizio Tencone, direttore del centro Isokinetic Torino, e che è stato il responsabile medico della Juventus: Più si gioca e più ci si fa male, non è una considerazione emotiva ma è una constatazione scientifica legata all’esposizione al rischio. Quando si disputa una competizione ufficiale ci si espone maggiormente al rischio di farsi male, più alto di 4-5 volte rispetto a un allenamento“.

Continua poi prendendo in esame la frequenza delle partite ed il mancato ma necessario riposo per gli atleti: “Il riposo e il recupero della fatica rappresentano un momento importante per un atleta“.

Prima il dogma era: per non farti male allenati di meno. Invece per non farti male devi allenarti di più. E migliorare i movimenti degli atleti anche studiando i video degli infortuni“.

Come esempio andrebbe preso CR7 e il suo essere maniaco nell’allenamento e soprattutto nel recupero, fa parte della sua storia al limite dell’incredibile il racconto di quando al ritorno da una partita di Champions ai tempi del Real al posto che andare a casa (i suoi compagni che la raccontano aggiungono … e a casa a Georgina che lo aspetta…) lui andava nel centro di allenamento a fare un bagno nel ghiaccio per favorire il recupero.

Dovrebbe cambiare la mentalità dei giocatori ma anche quella delle società che dovrebbero investire di più su professionisti che seguano la fase del recupero e obbligare i tesserati a seguire determinate modalità.

Certo che avere a stipendio giocatori che loro malgrado passano dall’essere punto di forza a peso economico non dovrebbe lasciare dubbi sulla strada da seguire.

Redazione

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