A distanza di anni tengono ancora banco le manovre spagnole contro Valentino Rossi.
Ogni tanto ci si ritorna sopra e la scusa per parlarne arriva da una lunga intervista a Valentino Rossi su un Podcast.
Ora ripercorrere fatti che sono sotto gli occhi di tutti è quasi inutile perché tutti sanno tutto e come per un rigore dato o no in un Juve-Inter qualunque ci saranno sempre gli occhi non obiettivi di qualche super tifoso che distorcerà la realtà a suo favore: Marquez è uno scorretto o Valentino pensa di poter fare quello che vuole.
Proviamo a fare un ragionamento diverso e soprattutto razionale dei fatti partendo da qui: la Moto GP, all’epoca ma ancora oggi, è un affare spagnolo.
Basti pensare che dall’avvento di Ezpeleta persino i cameraman che riprendono le gare devono avere un passaporto specifico cioè quello spagnolo. Quindi non c’è da stupirsi se Marc Marquez abbia potuto nell’arco della sua carriera combinarne di tutti i colori rimanendo impunito.
Ma ci ricordiamo quando con i piloti schierati in partenza gli si spegne la moto e lui tranquillamente la spinge per poi tornare a mettersi a posto percorrendo la pista in controsenso con la partenza che viene ritardata fino che non si rimette in fila?
Quanti piloti ha buttato in terra puntando la sua moto fra la gamba e la carena dell’avversario?
La differenza è che nel 2015 Valentino per una manovra scorretta, dopo essere stato provocato di continuo da Marquez che voleva a tutti i costi fargli perdere il mondiale, ha fatto cadere Marquez e per questo è partito per ultimo nella gara che valeva il Mondiale … lo spagnolo mai.
E questi sono fatti e non tifo.
Marquez è sicuramente un grande campione, un fuoriclasse assoluto ma è il sistema che non funziona perché se quando ne combini una e non vieni mai sanzionato metri gli altri si è persino inutile dirlo che vieni favorito.
Gli ultimi fatti fra Bagnaia e Marquez fratello dimostrano che il mondiale deve essere un affare spagnolo dove i Marquez fanno da ago della bilancia e Pecco pare averlo capito molto bene.
Infine proprio questa impunità assoluta ha spinto Marquez a credersi onnipotente ed il risultato è stato che ha finito per essere pericoloso anche per se stesso frantumandosi un braccio in una gara dove faceva quello che voleva, velocissimo e bravissimo ma alla fine oltre i limiti della fisica.
Perché la Ducati lo ha preso come pilota ufficiale è la domanda dell’anno. Gli spagnoli devono avere il pilota con più titoli mondiali? Quello non è possibile perché c’è Agostini ma superare Valentino è l’obiettivo unico di Marc Marquez.
Per chiudere pur essendo d’accordo con Valentino, magari adesso lasciar perdere il discorso Marquez sarebbe meglio, tanto non serve assolutamente a nulla. Gli spagnoli continueranno a parlare di incidente di gara quando i Marquez abbattono qualcuno e continueranno a saltare sulla sedia quando subiranno qualcosa loro esattamente come Sergio Ramos o Pepe nel Real Madrid che picchiavano come fabbri lamentandosi sempre … ma almeno loro ogni tanto venivano fermati. Già ma la Champions non è gestita dagli spagnoli.