Conferenza stampa surreale di Gravina e Spalletti che scaricano il barile.
Non che ci aspettassimo il riconoscimento degli errori, figuriamoci le dimissioni, ma che addirittura la colpa fosse del sistema e delle società di calcio appare quantomeno surreale.
Così esordisce Gravina: “Il nostro è un progetto pluriennale nel quale è centrale un allenatore subentrato da 8-9 mesi, che ha avuto a disposizione 10 gare e poche possibilità di lavorare con i giocatori, in tutto un centinaio di selezionabili.
Ci sono norme che non favoriscono lo sviluppo del nostro calcio e nonostante ciò tutti vogliono ridurre lo spazio per le nazionali. Spalletti ha la nostra fiducia e deve lavorare.
Condivideremo un percorso con Luciano e i giocatori, ma non si può pensare che in Italia all’improvviso fioriscano gli Mbappé, i Cristiano Ronaldo e i Messi. Adesso nel nostro Paese dobbiamo valorizzare il talento che abbiamo“.
In soldoni anche se è riuscito a mancare la qualificazione al mondiale, anche se la figuraccia agli europei è sotto gli occhi di tutti la colpa degli insuccessi è del sistema che non permette di valorizzare i giocatori.
Spalletti questa volta molto più tranquillo con un sorriso al limite del beffardo: “Per quel che si è visto, qualcosa ho sbagliato. Ho cercato di ringiovanire la squadra e siccome rimango qui, questo sarà fatto ancora di più in futuro.
Io sono entrato quando c’era un’urgenza di risultati e siamo stati bravi fino a un certo punto poi abbiamo fatto un passo indietro importante che non si può accettare. Ma io so che cosa bisogna fare“.
Morale della fiaba o meglio della conferenza stampa si va avanti così. Un presidente che rimarrà fino a scadenza, che per inciso finisce dopo le Olimpiadi e la prima data utile per le elezione sarà ad Aprile del prossimo anno.
Un allenatore che forse la smetterà di voler far giocare i suoi con un sistema tutto suo cercando di scegliere ed amministrare i talenti migliori.
Certo che sentire che i giocatori si sono lamentati perché volevano giocare con il 3-5-2, quando il massimo che ci ricorderemo è il parrucchiere che Di Marco ha fatto arrivare da Milano ed il dispicere di non potersi fare l’ennesimo tatuaggio commemorativo.
Al momento gli unici che sembrano aver vinto sono quelli rimasti a casa come Locatelli e Politano che detto per inciso sarebbero serviti un po’ di più rispetto a Jorginho ed El Sharawi.
Ora possono tranquillamente andare a godersi la “meritata vacanza”.