La strada di Tudor all’esordio sulla panchina della Lazio incrocia di nuovo la sua ex Juve.
Ancora la Juventus. Igor Tudor si approccia al suo presente (e al suo futuro) ricominciando dal suo passato.
Era arrivato a Torino perché scoperto dallo scout Romano Mattè quando giocava all’Hajduk Spalato da mediano. Agnelli lo chiamava lo ‘jugoslavo alto’: si era convinto a prenderlo per farlo giocare inizialmente da difensore centrale. È rimasto alla Juventus per sei anni e mezzo consecutivi, vincendo due Scudetti e due Supercoppa italiane. In totale ha collezionato 174 presenze e 21 reti con la maglia bianconera: solo i problemi fisici (che gli sono valsi il soprannome di ‘gigante di cristallo) lo hanno fermato, costringendolo a ritirarsi a soli trent’anni a Spalato dopo un anno e mezzo di prestito al Siena.
Dopo essere diventato allenatore, nel 2020 ha colto al volo la chiamata di Andrea Pirlo per entrare proprio nello staff della Juve.
Il croato in quel momento era sotto contratto con l’Hajduk: pur di rientrare a Torino ha pagato di tasca sua ben 150mila euro. Le cose però non sono andate come sperava, visto che in poco tempo è stato superato nel ruolo di secondo da Roberto Baronio (ex Lazio).
Famosa la sua frase: “Qui l’unica cosa che faccio è mettere i cinesini (i conetti di plastica)per gli esercizi”.
Fu poi scaricato dalla società per prendere Allegri. L’unico successo rimane la Coppa Italia del 19 maggio 2021, con Pirlo allenatore e Tudor collaboratore: adesso, ironia della sorte, il nuovo tecnico della Lazio ritroverà la Vecchia Signora proprio in quella stessa competizione, con in palio una finale.