Maurizio Sarri si conferma un “caso anomalo” nel mondo del calcio.
Parecchi anni fa (2015) abbiamo conosciuto Sarri in una situazione particolare.
All’epoca era un allenatore in rampa di lancio, anche se con l’età sbagliata, l’Empoli era la squadra che allenava e che stupiva tutti per come si muoveva in campo.
In silenzio senza clamore era andato a rendere omaggio al Cippo di Superga a quello che fu il Grande Torino. Visibilmente emozionato spiegava a noi ed ai pochi presenti come nella sua memoria alimentata dai racconti, lui è nato 10 anni dopo la tragedia si Superga, quella squadra ha sempre rappresentato una sorta di Leggenda e che – parole sue – :” Le scuole dovrebbero portare in gita i bambini in questo posto per far capire che cosa è veramente il calcio”. Ci aveva molto impressionato, così diverso dal modo in cui un po’ tutti si muovono nel suo ambiente, privilegiando l’aspetto economico alla passione.
Conoscendo bene i posti dove si è sviluppato il suo pensiero calcistico, la Toscana “povera” (all’epoca) fra Figline e San Giovanni Val D’Arno, fra la Medicea Firenze e la Medioevale Arezzo, dove la natura è ancora oggi fatta di boschi, vigne e allevamento … insomma dove la concretezza è la parola d’ordine, luoghi che hanno visto nascere ad esempio un altro sportivo leggendario: Bartali.
Lo abbiamo seguito con affetto crescere a Napoli dove se non avesse incrociato quella Juventus altrettanto leggendaria che mieteva scudetti come le spighe di grano a Maggio, avrebbe segnato con il segno più parecchi titoli.
Abbiamo gioito per lui per i successi finalmente arrivati in Inghilterra e poi alla Juventus, tappa nella Torino giusta per vincere ma troppo diversa dal suo essere ruspante e senza compromessi.
Stupiti ora nel vederlo dimissionario? No!
Stupiti si, nel vederlo alla Lazio dove l’altrettanto ruspante Lotito lo ha ingaggiato. Furbizia contadina quella del Patron laziale, diversa dalla sua, un personaggio che dietro il suo parlare infinito e farcito di scolastiche citazioni latine, cura la sua bottega in maniera spesso obliqua, diversa dall’Hombre Vertical che è Maurizio Sarri.
Tutto di un pezzo per dirla in italiano, come è stato definito anche Gigi Riva, altra Leggenda a cui abbiamo stretto la mano, o come il mitico scrittore Sepulveda così ben definito alla sua scomparsa: “Era uno di quegli scrittori che può vivere la vita in modo appassionante e appassionatamente raccontarla, perché coi piedi piantati in terra e gli occhi rivolti al cielo in cui aveva speranze e valori”.
Speriamo di vederlo tornare presto nel mondo del calcio perché, per noi, è custode di quei valori che tanto amiamo nello sport.